miércoles, 30 de abril de 2008

Rivoluzione e grafica


Ieri sera ho partecipato ad un incontro fra disegnatori (Chill Laus) ospitato all'IED di Madrid. Ospite d'onore, questa volta, UNMUNDOFELIZ. Queste riunioni periodiche, si svolgono una volta al mese, sono particolarmente interessanti per l'aria informale e per il dibattito e scambio d'opinioni che vi si realizza. Il tema di ieri era il design sociale, aprofittando dell'uscita del libro Pictopia di unmundofeliz. Un blog, ovviamente, non e' la sede adatta per riportare integralmente tutti gli spunti e gli argomenti di ieri, pero' ci sono un paio di cose che ho trovato particolarmente degni di rilievo: l'azione e la responsabilita' sociale come disegnatori grafici e la "rivoluzione" grafica come elemento di un mondo migliore.

Sono profondamente convinto che come persone abbiamo il diritto/dovere di migliorare noi stessi e, preferibilmente il nostro intorno. Personalmente credo che sensibilizzare, o almeno tentarlo, chi ci sta vicino affinche' a sua volta sia un individuo migliore e un altrettanto migliore elemento della societa' sia un passo avanti verso un mondo piu' piacevole, un mondo con meno problemi. Inoltre e' una azione con un potente effetto a catena. D'altra parte come grafico, come comunicatore raramente ho la liberta' creativa commerciale per inviare un messaggio sociale fine a se stesso, cioe' slegato dal prodotto del cliente. E qui c'e' l'altro punto interessante. A differenza dei rivoluzionari anni 60/70, nei quali c'era spazio per manifesti e design politico, oggi siamo immersi in un surplus di informazione visuale ed un messaggio politico sociale, non viene piu' veicolato da grafici nemmeno dai partiti politici. Una rivoluzione sociale e' quindi impossibile? No, assolutamente. Quello che credo e' che oggi sensibilizzare socialmente con la grafica sia piu' difficile, pero questa e' la nostra rivoluzione: introdurre grafica socialmente utile e consapevole nei lavori commerciali. Usare il sistema stesso, le sue mode ed esagerazioni glamour per migliorarlo dall'interno. Utopico? Si, ma sempre meno che pensare ad una rivoluzione adatta ad altre epoche, fuori dalle tecnologie attuali e con societa' distinte da quella in cui viviamo.
"Se non ora, quando? E se non noi, chi?"

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